Domenica 21 febbraio 2016 nella Chiesa dei Morti a Barbaine (Livemmo di Pertica Alta) con la celebrazione della S. Messa alle ore 10 si ricorda il “ribelle per amore” Emiliano Rinaldini.
Settantun anni fa, nel febbraio del 1945, Emiliano Rinaldini (“Emi”), giovane maestro bresciano, partigiano della Brigata “Giacomo Perlasca” delle Fiamme Verdi, veniva catturato durante un rastrellamento a Odeno e condotto a Idro, all’Albergo Milano, tristemente noto per essere divenuto carcere e luogo di tortura, sede di nazisti e fascisti. Agli interrogatori Emi opponeva il silenzio assoluto, che i militi fascisti cercavano di rompere con feroci torture prima e riportandolo nei paesi dove avevano trovato accoglienza i ribelli poi. Sulla strada del ritorno verso il fondovalle, passato il paese di Belprato, poco oltre la chiesetta di San Bernardo, i militi gli toglievano le scarpe, gli ordinavano di fuggire e invece, senza processo e senza condanna, decidevano di ucciderlo sparandogli quattordici colpi alle spalle e lasciandolo esanime nella neve.
Vogliamo ricordarlo con le sue stesse parole, scritte nell’ottobre del 1943, estrapolate dai quaderni che quasi ogni giorno annotava. Esse rimangono come una delle più intense testimonianze non solo di un personale percorso di ascesi spirituale, ma anche del cammino che lo aveva condotto alla maturazione consapevole e convinta della scelta resistenziale:
«A mente serena, questa sera […] non posso far altro che ripetere a me stesso: Il passo è fatto, non si ritorna indietro. Tutti devono amare la Patria e che ostacolo può esserci per servirla? Forse la costituzione non completamente robusta? […] Io non mi sento assolutamente di starmene raccolto, chiuso in casa, isolato in campagna. Voglio fare. […]. La guerra non la fa solo chi è temerario. Riesce meglio chi unisce a un saldo principio della vita una sicura base spirituale. Non è da eroe gettarsi in mezzo alla mischia. Eroe è chi calcola tutto, chi si prepara e serenamente va all’azione. La forza vera, quella che ha sostenuto i martiri, veniva dallo spirito non dalla carne. Farà bene, in un’azione, il tipo ardito, ma non inferiore sarà chi ha accumulato forze spirituali e da queste attinge. Quel che vale su tutto e su tutti è lo spirito. […] Rimarrò ad ogni costo (anche della vita) al mio posto. Mi sforzerò di non perdere un giorno per acquistare una maggiore profondità spirituale: carità, umiltà» (E. Rinaldini, Il sigillo del sangue. Spiritualità della Resistenza, La Scuola, Brescia 20154, pp. 199-200).
D.G.