Ippolito Boschi (Ferro) nacque a Barghe (Brescia) il 12 gennaio 1925 in una famiglia di modesta condizione.Partigiano della brigata “Perlasca” delle Fiamme Verdi, aderì alla lotta di liberazione per totale e libera scelta: era tra i pochi esonerati alla chiamata militare per la RSI e poteva, quindi, evitare di schierarsi.
Il 23 marzo 1945 partecipò con Angio Zane e altri tre uomini alla rocambolesca liberazione dall’ospedale di Salò, cuore della RSI, del proprio comandante ferito, il partigiano Renato (Carlo Battista Mombelli), catturato e destinato alla fucilazione in omaggio a Mussolini. Dall’azione nacque uno scontro a fuoco nel quale Ferro rimase gravemente ferito; rifugiatosi in una vicina casa di amici, vi morì di lì a poco. Il suo corpo fu nascosto ai repubblichini e rimase murato in un sottoscala di quella stessa casa fino al funerale, che si tenne a fine guerra. Ferro finì la sua vita rammaricandosi di aver colpito a morte, durante lo scontro a fuoco, due militi della RSI: «Non volevo uccidere nessuno!».
È stato insignito della medaglia d’argento al valor militare alla memoria.