Sono passati 79 anni da quel 3 luglio 1944 quando una massiccia banda di fascisti dopo due ore di scontri a fuoco con i Partigiani della 54a Brigata d’Assalto Garibaldi, riuscivano a penetrare in paese e a iniziare una feroce rappresaglia culminata con assassini e incendi.
Per inquadrare i fatti: Il 3 Luglio si dovevano celebrare i funerali del giovane Partigiano Luigi Monella della 54a Brigata Garibaldi, ucciso durante uno scontro a fuoco, avvenuto il 1°Luglio nei pressi della centrale di Isola, con il presidio militare fascista. Nella sparatoria caddero anche tre militi, due vengono feriti, gli altri si daranno alla fuga.
Il comando della GNR di Breno, ben informato da spie locali, organizza una rappresaglia che scatta il 3 Luglio. L’obiettivo è quello di assalire e annientare, una volta per tutte, i Partigiani che, in massa, parteciperanno al funerale di Luigi Monella. I componenti la Brigata avevano trascorso la notte nel paese di Cevo per essere pronti, di buon mattino per la cerimonia funebre. Alle 6 antimeridiane, tre colonne fasciste salgono da Grevo, da Andrista e da Berzo-Monte, ma i Partigiani che comunque erano all’erta, ingaggiano uno scontro e riescono a fermare gli avversari ma, il numero e l’armamento dei rastrellatori nettamente superiori decidono la sorte dello scontro a favore delle forze fasciste che dopo due ore di combattimento riescono a entrare in paese dove mettono in azione lanciafiamme e bombe incendiarie.
Alcune camice nere, certamente bene informate, si dirigono a casa del giovane Luigi Monella, strappano bandiera tricolore e cospargono di benzina la bara, dando fuoco alla salma e alla casa. Altri iniziano a provocare nuovi lutti. Cadono sotto i colpi fascisti il barbiere Giacomo Monella, la contadina Giacomina Biondi, lo scalpellino Francesco Biondi. Un ragazzo di 19 anni Cesare Monella si arrende ma viene vigliaccamente ammazzato, un altro ragazzo di 18 anni Giovanni Scolari catturato dopo essere stato legato su una sedia viene torturato per costringerlo a rivelare i nascondigli dei partigiani, non riuscendo nell’intento lo fucilano. Uno dei carnefici, con un calcio, fa rotolare il cadavere, ancora legato alla sedia, lungo una scarpata. Il corpo e la sedia scheggiata dalle pallottole verranno recuperati e dopo aver sepolto il giovane, la sedia verrà custodita gelosamente. Ora è conservata nel Museo della Resistenza della Valsaviore come reliquia/reperto a perenne ricordo della crudeltà fascista. La sesta vittima è Domenico Rodella di Saviore, un uomo di cinquant’anni, invalido della grande guerra, viene torturato e ucciso perché denunciato da una spia come favoreggiatore dei Partigiani. Il Paese di Cevo è quasi completamente distrutto, nell’incendio vengono danneggiate centocinquanta abitazioni e centinaia di cevesi rimasero senza tetto. Alcune case furono incendiate anche a Saviore e molte furono depredate.
Come ogni anno, l’Unione dei Comuni della Valsaviore (Cevo – Saviore – Berzo Demo – Cedegolo – Sellero), l’ANPI, Cgil Cisl Uil organizzano una manifestazione per ricordare quei tragici fatti. Quest’anno ha partecipato in qualità di Oratore Ufficiale l’Europarlamentare ex Sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
Il programma della giornata è iniziato con l’inaugurazione della Panchina Europea dedicata a David Sassoli, alle ore 9, a seguire, il Corteo partito da Piazza Belvedere che ha segnato alcune tappe significative con la deposizione di Corone d’Alloro: al Monumento ai Caduti; in Piazza della Memoria; in Piazza degli Alpini; ed infine al Monumento alla Resistenza edificato in Pineta in ricordo dei Caduti.
Dopo il Saluto del Sindaco Marcello Citroni e del Presidente dell’ANPI di Brescia Lucio Pedroni, ha concluso la cerimonia l’Europarlamentare Giuliano Pisapia.