Nato nel 1917 a Sabbio Chiese, paese della media Valle Sabbia, diventa sacerdote nel 1941, quando già infuriano i venti della guerra in Europa. Il Vescovo Tredici lo invia in cura d’anime alla parrocchia di Santo Stefano in Bedizzole, per svolgere il proprio ministero tra i giovani dell’oratorio, al fianco dell’allora parroco Mons. Antonio Bontacchio.
Il giovane sacerdote diviene animatore di molte generazioni di ragazzi, e sente forte lo slancio ideale della Resistenza cristianamente ispirata, vissuta come ribellione morale alla violenza e alla tirannide nazifascista. La sua infaticabile opera in nome della Libertà e della Giustizia sociale, ispirata ai valori del Vangelo, favorisce l’adesione di molti giovani alle Brigate delle “Fiamme Verdi” nella comunità presso la quale presta servizio, in un crescendo di impegno tra l’8 settembre del ’43 e il 25 aprile del ’45.
Testimone dell’eccidio di 10 partigiani bedizzolesi, morti in uno scontro a fuoco con una pattuglia tedesca in ritirata il 26 aprile ’45, don Riccardo trasse le motivazioni per promuovere, nel Secondo dopoguerra, un’opera di riflessione sulle ragioni della pace e della tolleranza, lavorando per la pacificazione delle menti e dei cuori sconvolti dalla barbarie della guerra.
Rimasto a Bedizzole per 26 anni – il sacerdote dal carattere energico e gioviale, molto amato dai parrocchiani e attento alle esigenze dei più deboli e dei sofferenti – nel ’67 fu chiamato a ricoprire il ruolo di prevosto in città, alle Fornaci, senza tralasciare la sua opera di collegamento e di promozione della memoria delle vicende resistenziali in tutta la provincia bresciana.
Divenuto poi cappellano dell’Associazione Fiamme Verdi di Bedizzole, ha condotto insieme al suo presidente e amico Ermes Gatti, una costante promozione dei valori civili e cristiani della Resistenza.
Nel 2005, in occasione del 60° anniversario della Liberazione, è stato insignito della Cittadinanza onoraria del Comune di Bedizzole, in ragione degli ampi e riconosciuti meriti civili e sociali, alla presenza del senatore Nicola Mancino.