Figura di grande intellettuale della Resistenza bresciana, Mario Bendiscioli fu prima di tutto uno studioso e un attento analista della follia politica che aveva colpito l’Europa in quei decenni del Novecento.
Già studente in storia al Collegio Ghislieri di Pavia, s’interessò presto – i casi della vita – al pensiero, agli uomini e al mondo culturale di lingua tedesca. E fu allora che iniziò i suoi lunghi soggiorni in Germania e in altri paesi dell’Europa avviando l’esplorazione puntuale e sistematica delle istituzioni, delle correnti di pensiero, le contraddizioni del mondo culturale tedesco nel primo dopoguerra.
Poco dopo la laurea iniziò a insegnare storia e geografia nei licei di Milano e di Merano e, in seguito, a collaborare con la casa editrice Morcelliana di Brescia. Fu in questi anni che decise di iscriversi nuovamente all’università per laurearsi in diritto ecclesiastico. Ottenne presto la libera docenza di storia del Cristianesimo alla Statale di Milano.
La sua adesione alla Fuci e al Movimento laureati cattolici fu sempre piuttosto problematica e critica, quando non di vera opposizione; soprattutto verso quelle correnti che auspicavano un’integrazione dei cattolici nel fascismo perché potessero cristianizzarlo da dentro. Già nel 1929, d’altronde, fu tra quelli che si erano distanziati dagli entusiasmi per la Conciliazione.
Una bella testimonianza delle sue lucidità e lungimiranza è data dall’analisi che fece quando il Nazismo salì al potere in Germania. A contenerla è il volume La Germania religiosa nel Terzo Reich, edito dalla Morcelliana.
La sua avventura nella Resistenza inizia fin da subito e già il 6 gennaio 1944 si ritrova a essere arrestato a Brescia insieme ad Andrea Trebeschi, don Giacomo Vender e padre Carlo Manziana. Venne poi trasferito nella prigione tedesca del forte di San Mattia a Verona.
Rilasciato nel marzo successivo si ritrova prigioniero una seconda volta a Milano, il 24 ottobre dello stesso anno, insieme a Pietro Mentasti, segretario della Dc del Nord, a Enrico Mattei ad altri.
Quest’arresto – così come l’altro – era evidentemente collegato con la Resistenza bresciana. Avvenne, infatti, nella sede clandestina della Dc, dove Bendiscioli stavo conferendo a proposito dell’organizzazione democristiana a Brescia e sulle tendenze in essa emergenti. Chiuso nel carcere di San Donnino a Como, fu rilasciato il 16 gennaio 1945.
Terminata la guerra, la politica lo vide ancora più impegnato come Commissario alla scuola per la Lombardia nel Cln designato dalla Dc. In seguito venne nominato Commissario aggiunto alla Gioventù italiana e membro della Commissione per la riforma della scuola.