11 aprile 1945 – 11 aprile 2016
71 anni fa presso il cimitero di Mu i briganti della legione Tagliamento fucilarono Gregorio Canti, Vitale Ghiroldi, Vittorio Negri, Giovanni Scilini, Giovanni Venturini. Oggi, come ogni anno, l’associazione Fiamme Verdi in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Edolo, hanno organizzato una toccante cerimonia, tenutasi presso il Monumento su cui sono incisi i nomi dei cinque Martiri. Insieme a loro, si sono ricordati i partigiani Zefferino Ballardini e Domenico Lazzarini fucilati dalle SS il 10 novembre del 1944 a meno di 150 metri dal luogo dove furono trucidati cinque Martiri.
Erano presenti, i sindaci di Edolo, di Corteno Golgi, di Temù e di Piancogno accompagnati dai Labari del comune, insieme alle autorità civili e militari ed alla presenza delle bandiere, labari e gagliardetti delle Fiamme Verdi, dei Fanti, dei Carristi, degli Alpini, che si sono ritrovati per rendere omaggio a questi giovani che hanno sacrificato la loro vita per consegnarci un’Italia libera e democratica.
Ezio Gulberti del Direttivo provinciale delle Fiamme Verdi, responsabile per l’alta Vallecamonica ha aperto la cerimonia dicendo: Autorità civili e Militari e Religiose a voi tutti il benvenuto. Vi porto il saluto del Direttivo delle Fiamme Verdi e del Presidente Agape Nulli Quilleri. Oggi 11 aprile vogliamo commemorare il 71° anniversario del martirio di cinque giovani partigiani, “Ribelli per Amore”, per mano fascista. Commemorare vuol dire non dimenticare ciò che è accaduto questi giovani ragazzi che sono dovuti diventare uomini in fretta spinti dalle loro scelte di vita che li portarono a combattere contro la dittatura fascista per ottenere una società più giusta ed equa. È indiscutibile che accadimenti del genere non avrebbero dovuto succedere. La barbarie con cui sono stati trattati per giorni, (Venturini Giovanni già dal 12 marzo veniva costantemente torturato), per poi, qui di essere fucilati, è moralmente inaccettabile. Ricordare vuol dire trarre degli insegnamenti, la storia insegna, ma non sembra abbia insegnato a sufficienza se consideriamo quanto sta ancora accadendo nel mondo anche non lontano da noi. Noi ci sentiamo impotenti di fronte a queste notizie, impotenti e costernati. Essere qui oggi a ricordare è un modo di esprimere la nostra indignazione, un modo per esternare nostro sdegno. Il ricordo di Venturini, Canti, Scilini, Negri, Ghiroldi, unito a quello di Ballardini e Lazzarini, si unisce al ricordo di coloro che ancora oggi vengono torturati e scompaiono per mano dei vari regimi ancora presenti nel mondo. Essere qui oggi significa che la morte di questi “Ribelli per Amore” non è stata vana. Procediamo con la benedizione e la deposizione dell’omaggio floreale.
Prende la parola il sindaco di Edolo Luca Masneri, grazie Ezio grazie a voi tutti che siete presenti, prima di iniziare vorrei ricordare l’amico Nello Braccaioli che quest’anno, purtroppo non è più con noi, lui era sempre presente a questa nostra cerimonia, e non solo a questa. In merito alla commemorazione di oggi viene spontanea una domanda, perché ogni anno ritornare qui? Per ricordare, per continuare a richiamarci quello che diceva prima Ezio, in riferimento ai tragici eventi di quei giorni, alle tragiche ed indicibili torture che questi ragazzi hanno patito. Semplicemente non dobbiamo dimenticare ed essere coscienti di cosa l’uomo può fare quando esprime il peggio di sé. Non dimenticare quello che è accaduto affinché non accada più. Se noi oggi ci guardiamo attorno e vediamo cosa accade nel resto del mondo, ma vediamo anche cosa sta accadendo in Europa, per non andare troppo distanti. Nel 1945 dopo la fine delle dittature nazista e fascista si misero le fondamenta per l’unità europea proprio per evitare che quanto successo si ripetesse e per condurre i Popoli europei verso la pace e la prosperità. Oggi purtroppo assistiamo alla scrittura di una pagina certamente non bella, vengono ripristinati confini e barriere ed assistiamo alla crescita dell’indifferenza di fronte ad una delle più massicce e tragiche migrazioni di popoli che fuggono dalla guerra e dalla fame. Quindi io credo che se veramente vogliamo fare qualcosa per far fronte a questa drammatica situazione, dobbiamo agire secondo i valori che questi ragazzi hanno consegnato ai posteri attraverso il loro estremo sacrificio. Dobbiamo farne tesoro difendendo la democrazia e le istituzioni che hanno garantito per oltre settant’anni la pace e per far si che fenomeni come quelli della seconda guerra mondiale non abbiano più a ripetersi. Abbiamo visto quello che è successo allora e stiamo purtroppo vedendo che poco abbiamo imparato da loro sacrificio.
Ezio Gulberti, quest’anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Giovanni Venturini medaglia d’oro al valor Militare alla memoria, uno dei cinque martiri. Proprio per far conoscere ai Ragazzi delle scuole medie di Corteno Golgi si è tenutpo lo scorso 9 Aprile, un incontro organizzato insieme all’Assessore Canti, è stata un’esperienza molto positiva. Il professor Roberto Tagliani è riuscito a catturare l’attenzione dei ragazzi, che hanno dimostrato interesse ai temi che sono stati loro proposti. Dobbiamo continuare, senza stancarci ad organizzare incontri con gli studenti, è un dovere che l’Associazione Fiamme Verdi intende continuare. Ora prende la parola il sindaco di Corteno Golgi
Martino Martinotta, a me compete semplicemente, e lo faccio con onore, ricordare la figura del cortenese Giovanni Venturini, credo che le mie parole non abbiano molta importanza e per ricordare degnamente la figura di quest’uomo vi voglio leggere dei passaggi molto importanti che sono contenuti in una lettera alla mamma, la motivazione dell’assegnazione della medaglia d’oro e quello che ha dichiarato un attimo prima di essere fucilato. Giovanni Venturini è nato nel 1916 Corteno, quindi quest’anno ricorre il centenario della sua nascita, ha fatto la campagna di Russia, è riuscito a rientrare ferito con postumi permanenti, ricoverato nell’ospedale di Imola e poi congedato nel Novembre 1943. Poteva starsene tranquillo ma, ha scelto di dedicarsi alla lotta partigiana in alta Vallecamonica entrando a far parte della Brigata Schivardi, il suo impegno, condizionato dalla invalidità agli arti inferiori e comunque molto importante si impegna per il vettovagliamento dei partigiani che nel servizio logistico. È stato arrestato nel pomeriggio del 26 febbraio 1945 dai militi della legione Tagliamento nel corso di un rastrellamento, ammette la propria attività clandestina ma rifiuta di fare il nome dei suoi compagni, è stato barbaramente sottoposto a feroci torture per 40 giorni, tanto che lo hanno dovuto trasportare legato su una sedia dal carcere fino al luogo della sua fucilazione. Durante la prigionia, scrive alla mamma “Cara Mamma, perdonatemi, se involontariamente vi ho fatto tanto soffrire. Vi raccomando siate forte come siete sempre stata mentre ero lontano in guerra e pregate per me perché sia sempre più forte. Ormai sono ridotto a misera cosa non sono più un uomo e qualche volta piango dal dolore dei miei piedi che non mi serviranno più. Pazienza, sono rassegnato! Si vede che anche questo era scritto nel libro della mia vita. Perdono tutti ed auguro a nessuno quello che ho sofferto e soffro io, nemmeno a chi lo ha fatto a me, nemmeno alle bestie. Grazie del bene che mi avete fatto, perdonatemi dei dispiaceri che ti ho dato, pregate sempre per me e salutatemi parenti e gli amici che mi furono cari e che ricordo sempre. Addio. Vi bacia il tuo Gianni”. Davanti al plotone di esecuzione pronuncia parole di comprensione verso i militi schierati: “Sparate, fate il vostro dovere, io vi perdono e vi auguro la felicità su questa terra; io la godrò in cielo. Viva l’Italia! Viva Cristo Re!”. Durante la S. Messa ieri a Corteno il Parroco nel ricordare Giovanni Venturini ha detto che qualcuno sta pensando di inoltrare la domanda per la sua beatificazione, questa persona è senz’altro meritoria per quanto ha fatto e per come ha vissuto. Vi leggo anche le motivazioni dell’assegnazione della medaglia d’oro “Già graduato di artiglieria alpina, pur menomato nel fisico per postumi di ferita e congelamento riportato sul fronte russo, era tra i primi organizzatori del fronte clandestino in Val Camonica, ove per 17 mesi fu guida ideale della Resistenza. Arrestato e sottoposto ad atroci inenarrabili tormenti, sublime esempio di dedizione alla causa e di incrollabile forza morale, sacrificava la vita per nulla rivelare dell’attività partigiana e delle sistemazioni difensive delle Fiamme Verdi operanti nella Resistenza sul Mortirolo. Assumendo su di sé l’intera responsabilità dell’organizzazione clandestina locale, innanzi al plotone di esecuzione, orrendamente mutilato, si imponeva all’ammirazione degli astanti, rivolgendo i suoi uccisori parole di perdono ed ai partigiani con lui morituri parole di fede nella vittoria. Cadeva inneggiando all’Italia e alla Fede. Corteno Alta Val Camonica, Mu di Edolo, settembre 1943 – 11 aprile 1945”.
Prende la parola il sindaco di Temù Roberto Menici, con commozione partecipo alla cerimonia in ricordo dei cinque Martiri ed insieme a loro di Zefferino Ballardini di Temù, era poco più di un ventiduenne, lavorava in banca. Il 13 ottobre del 1944 venne imprigionato insieme a sua madre, i tedeschi avevano fatto un rastrellamento in cerca del colonnello Raffaele Menici e non avendolo trovato hanno fermato, la moglie, la figlia, la sorella e due nipoti tra cui Zefferino. Il 10 di novembre, naturalmente dopo interrogatori e torture, Zefferino Ballardini e Domenico Lazzarini, nel tardo pomeriggio vennero fucilati, poco distante dal luogo dove avvenne, l’anno successivo, l’assassinio dei cinque Martiri. I corpi di Zefferino e Domenico vennero gettati in una discarica e trovati solo dopo la fine della guerra. All’una del giorno in cui venne ucciso, Zefferino scrisse una lettera a suo padre, nella quale chiedeva perdono. La storia ha voluto aggiungere tragedia alla tragedia perché il padre, saputo della morte del figlio si sentì male e pochi giorni dopo morì. Queste storie che fanno venire la pelle d’oca, ci spronano ad impegnarci sempre di più per far sì che questi avvenimenti non vengano dimenticati. Io credo che se oggi dovessimo chiedere un ragazzo del mio paese, “sai cos’è successo 72 anni fa nella casa che sta di fronte a dove abiti?” Probabilmente la risposta è “No”. Certo non è colpa del ragazzo, è colpa nostra, di tutti noi, delle scuole, ed è chiaro che se noi non li informiamo, non comunichiamo loro quanto è successo, non potranno conoscere e ricordarsi di questi tragici avvenimenti. Non potranno certamente ricordare chi ha combattuto ed ha sacrificato la propria vita per permetterci di vivere in un paese libero e democratico. Per questo ringrazio l’Associazione delle Fiamme Verdi, ringrazio Ezio Gulberti anche per l’iniziativa fatta a fine gennaio a Vezza d’Oglio in occasione della “giornata della memoria”, nella quale, nell’incontro con gli studenti degli istituti scolastici dell’alta Valle si è parlato in modo approfondito di quanto successo, prima (dittatura e leggi razziali) e durante la seconda guerra mondiale. Sono convinto che sia proprio questo il modo per interessare i ragazzi. Illustrare pagine della storia locale serve a capire tragedie e sacrifici fatti dalle nostre popolazioni per sconfiggere i regimi totalitari nazisti e fascisti e per donarci la pace e la democrazia.
Interviene ora il sindaco di Piancogno, Franceso Ghirorldi, buongiorno a tutti, molto brevemente porto i saluti della comunità che ho l’onore di rappresentare. Abbiamo voluto essere presenti a questa celebrazione per fare memoria di queste persone, per ringraziarli per quanto hanno fatto sacrificando la loro vita per donare alle nostre comunità ed a noi la possibilità di vivere liberi ed in una società democratica. Questa commemorazione, che significa fare memoria, di alcuni valori, soprattutto il valore del coraggio che non è una cosa da poco, il valore di colui, di coloro, che hanno la capacità comunque di gettarsi oltre l’ostacolo, lottare per i propri ideali e addirittura sacrificare la propria vita per questi ideali. Tutti gli ideali sono belli, tutte le azioni di coraggio sono belle, però non sono da mettere tutte sullo stesso piano. C’è chi ha saputo lottare per la giusta causa e chi pur credendo in un ideale, anche nella nostra storia recente, ha lottato per una causa sbagliata. E anche questo sentimento di riconciliazione che spesso pervade la cronaca anche recente, deve sapere comunque distinguere in maniera netta e chiara ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Queste commemorazioni hanno comunque questo fine, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Tante volte si ha l’impressione che parlare di Resistenza, anche in posti importanti come la Val Camonica che è stata al centro della lotta partigiana, ai nostri ragazzi sia un po’ come parlare alla mia generazione delle guerre Puniche, delle epopee Napoleoniche o delle battaglie risorgimentali per l’unità d’Italia, perché purtroppo è normale che si tendano a perdere questi collegamenti diretti tra le generazioni che hanno vissuto il dramma della guerra, le sofferenze della Resistenza e le nuove generazioni. Quindi questi atti di commemorazione, servono a mantenere all’interno della testa dei nostri giovani, insieme ai loro sogni, i loro ideali, queste pagine di eroismo e di sacrificio come pagine indelebili e reali di avvenimenti che sono stati alla base della liberazione del nostro Paese dalle tragiche dittature e che ci hanno permesso di vivere in pace per oltre settant’anni. Grazie.
Ezio Gulberti, quest’anno abbiamo deciso di far parlare più sindaci, perché il sindaco è la massima espressione delle nostre comunità. Il sindaco è quello che rappresenta tutta la comunità e quindi dare a loro la parola significa dare la parola a tutti il loro cittadini. Grazie a tutti per aver partecipato, ed ora la Santa Messa di suffragio dei nostri Fratelli.
La cerimonia si è conclusa con la Santa Messa celebrata da don Giacomo Zani nella vicina Pieve dedicata a Santa Maria nascente.
Edolo 11 Aprile 2016
Registrazione e trascrizione a cura di Luigi Mastaglia