Mentre contempliamo la dolorosa immagine di questo presepe, realizzato clandestinamente nel 1944 all’interno di una baracca del lager di Wietzendorf da Tullio Battaglia, internato militare, ci tornano in mente i racconti che descrivono quel freddissimo, doloroso inverno del 1944.
Dopo ottant’anni, risuonano le parole stampate su “il ribelle” proprio in occasione di quel Natale: un secondo Natale di guerra, un altro Natale di attesa, un nuovo Natale di sofferenza e di Resistenza:
Avevamo fatto dei calcoli. Avevamo concluso: non ci sarà un altro Natale di guerra. E ci siamo ingannati: Natale è giunto e la guerra non è finita. Le mamme continuano ad angosciarsi per gli assenti; gli occhi trovano nuove lacrime per tombe insanguinate; le famiglie ancora non possono riunirsi, presepio vivente, intorno al presepio del Cristo; le case incendiate e abbattute gemono ancora nelle notti gelide. E lontano, nei campi difesi dai reticolati di fino spinato, nelle baracche squallide e fredde; e qui, nelle carceri, vigilate dall’odio fraterno e dalla rabbia tedesca, si continua ad attendere, a soffrire, a morire.
Ottant’anni dopo, è di nuovo Natale. Quali le affinità, quali le differenze, quali i sentimenti che ci accompagnano in questi giorni? Vogliamo aiutarvi a riflettere, pubblicando ancora una volta quelle pagine: che siano augurio e viatico per ciascuno di noi, chiamato a partecipare per costruire la “pace in terra” usando, insieme alla coscienza, la “buona volontà”.
Auguri resistenti!
Associazione “Fiamme Verdi” – Brescia
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